La voce di Lennon canta: I read the news today, oh boy, about a lucky man who made the grade and though the news was rather sad. Well I just had to laugh. I saw the photograph: he blew his mind out in a car. He didn't notice that the lights had changed. A crowd of people stood and stared. They'd seen his face before. Nobody was sure if he was from the house of Paul (Oggi ho letto il giornale, parlava di un uomo fortunato che aveva raggiunto il successo ed era una notizia triste. Ma nonostante tutto ho dovuto ridere. Ho visto la fotografia: gli è scoppiato il cervello in macchina. Non si era accorto che era scattato il rosso. Tanta gente si è fermata a guardare. Avevano già visto la sua faccia. Nessuno era realmente sicuro che venisse da casa di Paul).
A cosa si riferisce Lennon in questi versi di A day in the life, l'ultima canzone dell'album Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band? Chi è "l'uomo fortunato" che è morto e per il quale lo stesso Lennon, nonostante la tristezza, è costretto a continuare a ridere? È significativo il fatto che la canzone si chiuda con il verso: I'd love to turn you on (Vorrei farti rivivere).
Per scoprire il mistero dobbiamo fare un salto indietro di qualche mese. I Fab Four sono impegnati in sala di registrazione per incidere il loro nuovo album. Tutti i giorni si lavora fino a notte inoltrata. I ragazzi sono stanchi e il nervosismo serpeggia. La mattina del 9 novembre 1966, alla fine di una lunga sessione di registrazione, scoppia una furente lite fra Paul McCartney e gli altri tre componenti del gruppo. Imbestialito Paul lascia lo studio londinese della Emi in Abbey Road e salta sulla sua nuova Aston Martin. Sono quasi le cinque di mattina. È l'ultima volta che i Beatles staranno tutti insieme.
È una notte buia, di pioggia. La strada è un manto scivoloso su cui la piccola auto sportiva continua sbandare. Paul è distratto, continua a pensare a ciò che accaduto poco prima in Abbey Road. L'auto si avvicina ad un incrocio, il semaforo scatta. Forse Paul cercò di frenare e la macchina scivolò sull'asfalto oppure se non si accorse di nulla, comunque, in mezzo all'incrocio, un camion centrò in pieno l'auto. Il resto lo si legge sui quotidiani londinesi del giorno dopo: uno spaventoso schianto, un guidatore morto, completamente irriconoscibile, secondo alcune fonti, addirittura decapitato dalla violenza dell'impatto.
A questo punto non sappiamo cosa accadde. Chi decise di tenere nascosta la tragedia per poter sfruttare ancora l'onda del successo planetario dei Beatles? Probabilmente fu lo stesso Brian Epstein, manager del gruppo fin dai suoi esordi. Quello che sappiamo per certo è che a Ringo, a George e a John non fu data la possibilità di piangere il loro amico. The show must go on. Lo spettacolo deve continuare e nessuno deve sapere nulla.
Nel febbraio del 1967 il fan club ufficiale dei Beatles lanciò uno strano concorso: "cerchiamo il sosia di Paul McCartney". Migliaia di persone da tutto il mondo mandano fotografie, qualcuno si presenta a Londra eppure...eppure il vincitore non venne mai nominato. Forse chi di dovere non era interessato a renderlo pubblico; però più tardi un nome venne fuori: era William Shears, la persona che, dopo alcuni interventi chirurgici per rendere la somiglianza a prova di qualunque confronto, prese il posto di McCartney tra i quattro di Liverpool.
La bomba scoppiò solo qualche anno più tardi. Siamo nel settembre del 1969, quando Russ Gibb, DJ di una stazione radiofonica underground di Chicago, la WKNR, riceve in diretta la telefonata di un misterioso ascoltatore che si fa chiamare Alfred. Lo sconosciuto racconta tutti i fatti, citando articoli di giornale e fonti sicure. I portavoce del gruppo negano e qualcuno comincia a pensare che si tratti della solita montatura pubblicitaria. Paul rilascia un'ironica intervista al giornale Life in cui, parafrasando Mark Twain, dice che le notizie sulla sua morte sono grandemente esagerate e aggiunge che, se realmente fosse morto, comunque lui sarebbe l'ultimo a saperlo. In breve, il caso viene archiviato come una specie di leggenda metropolitana.
I tre Beatles rimasti, intanto, vivevano nel senso di colpa per aver nascosto la morte del loro amico. Fin da quel fatidico 9 novembre, forse per volere dello stesso Lennon, iniziarono così a disseminare gli album e le loro canzoni di indizi che porterebbero verso la verità, nella tacita speranza che qualcuno capisca.
Subito dopo la morte di Paul, in quell'ultimo scorcio del '66, nei negozi si affacciano due nuove produzioni dei Beatles: una è l'album Revolver, l'altra il singolo Yesterday and today.
Sulla copertina di Revolver ci sono disegnati i quattro volti dei Beatles: Ringo, George e John sono ritratti frontalmente, mentre Paul è di profilo, che guarda in una direzione decisamente diversa dagli altri, come se non facesse più parte del gruppo. Più interessante è la foto sulla copertina di Yesterday and today, con Paul seduto dentro un baule e gli altri tre appoggiati al baule stesso. È sufficiente inclinare leggermente il disco e guardarlo di sbieco per avere l'effetto di Paul sdraiato dentro una bara.
L'anno successivo esce il disco che meglio rappresenta la tragedia che aveva travolto il gruppo: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band. Ad un primo colpo d'occhio la copertina sembra rappresentare un funerale (indovinate di chi?). In basso, sotto la scritta Beatles, c'è una composizione floreale fatta a forma di chitarra (o di basso) per mancini: lo strumento di Paul; Ringo lo sta fissando. I Beatles, al centro della foto, hanno in mano quattro strumenti, l'unico con in mano uno strumento nero, un oboe, è Paul. Sopra la testa di Paul c'è una mano che saluta (un ultimo addio ai suoi fan?), inoltre la mano aperta è un antico gesto che rappresenta la morte. All'estrema destra c'è una bambola che raffigura Shirley Temple. In una mano ha un modellino di una Aston Martin, che a ben guardare ha l'interno rosso sangue (quello di McCartney ovviamente), e nell'altra un guanto da guida, anch'esso insanguinato. L'indizio più inquietante di questa copertina si trova però ai piedi dei Beatles, dove c'è un tamburo con al centro la scritta Lonely Hearts; posizionando uno specchietto in modo che copra la metà inferiore della scritta, nella parte rimanente e nel suo riflesso sullo specchio si legge abbastanza chiaramente: I ONE IX HE DIE. A novembre (l'undicesimo mese - I + ONE), il nove (IX) egli morì.
Aprendo l'album (o il CD) le sorprese non mancano. In una foto ci sono tutti i Beatles, ma Paul è l'unico di spalle, sembra che se né stia andando. In un'altra immagine c'è Ringo vestito a lutto (Ringo era il più legato a Paul) ed è lo stesso McCartney a consolarlo, mettendogli una mano sulla spalla. Sempre all'interno c'è un'altra fotografia, quella che ha convinto i più scettici riguardo alla tesi della morte di uno dei Beatles: in questa immagine si vede distintamente una scritta applicata sul costume di Paul: OPD. In Inghilterra è l'acronimo di Officially Pronunced Dead (dichiarato ufficialmente morto), la sigla con cui si catalogano le vittime di morti violente, quando non si può accertarne l'identità. Guarda caso proprio come nell'incidente di Paul, orrendamente sfigurato, ritrovato nella sua vettura. Sotto i testi delle canzoni (questo purtroppo nel CD non si vede) c'è un'altra immagine. Nella foto George ha il pollice alzato ad indicare un verso della canzone She's leaving home, che dice Wednesday morning at five o'clock (mercoledì mattina alle cinque): lo stesso giorno e orario dell'incidente.
Per quanto riguarda i pezzi di questo album, a parte il già citato A day in the life, nella canzone Good morning good morning, un verso dice: Niente da fare per salvare la sua vita. Nella canzone che dà il titolo al disco invece Lennon canta: So let me introduce to you, the one and only Billy Shears (Permettetemi di presentarvi l'unico e inimitabile Billy Shears), ricordiamoci che secondo la leggenda il posto di Paul sarebbe stato preso da un certo William Shears.
Quello stesso anno i Beatles pubblicarono un altro album: Magical Mystery Tour. Sulla copertina i quattro sono mascherati come animali; uno di loro (vedremo più avanti come scoprire quale) indossa la maschera di un tricheco. Secondo la mitologia nordica (di cui Lennon era un grande appassionato) il tricheco rappresenta la morte.
All'interno dell'album sono riprodotte delle immagini tratte dal film omonimo: non poche sono significative. In una i Fab Four ballano indossando un elegante abito bianco con un garofano all'occhiello; tutti i garofani sono rossi tranne quello di Paul che è nero. In un'altra foto vediamo Paul vestito di scuro, a piedi scalzi che, in Inghilterra, significa essere pronti per la bara, visto che è l'abbigliamento con cui solitamente si viene seppelliti. Un'altra immagine un altro mistero: in una foto Ringo Starr suona una batteria su cui c'è scritto Love 3 Beatles (ma non erano quattro!?!). In un'altra immagine ancora, sotto Paul c'è un cartello con scritto I was (io ero).
Per quanto riguarda le canzoni alla fine di Strawberry fields forever, Lennon mugugna alcune parole: molti sentono la frase I buried Paul (Ho sepolto Paul). Per trovare altri indizi dobbiamo sentire al contrario I am the walrus, dove si sentirebbe (il condizionale è d'obbligo) distintamente la frase Ah, ah Paul è morto, e la canzone Your mother should know, dove, sempre ascoltandola al contrario, si sente Perché lei non sa che sono morto.
Nel 1968 è la volta dell'album The Beatles, conosciuto comunemente come il White album per la copertina completamente bianca. La canzone che contiene la traccia più interessante è Glass onion (termine che in slang indica le maniglie delle bare), dove Lennon canta: Vi avevo parlato del tricheco. Ebbene, ecco un'altra pista per voi: il tricheco è Paul, ricollegandosi chiaramente all'immagine sulla copertina del precedente album. Altra canzone notevole è Revolution 9, titolo criptico che potrebbe riferirsi alla rivoluzione avvenuta nella vita dei Beatles quel tragico 9 novembre: sentendola al contrario si distinguerebbero abbastanza chiaramente le parole Eccitami, uomo morto, seguite dal rumore dello schianto di un'auto e subito dopo da una voce che implora Tiratemi fuori, tiratemi fuori. Anche l'incomprensibile mormorio alla fine di I'm so tired conterebbe un messaggio nascosto: ascoltato al contrario rivela che Paul è un uomo morto. Ci manca, ci manca, ci manca.
Nel 1969 esce Yellow submarine, album che non contiene indizi notevoli, almeno non quanto l'album successivo, sempre del 1969: Abbey Road. La copertina riporta una foto dei Beatles che attraversano le strisce pedonali di Abbey Road. Concentriamo la nostra attenzione su Paul: è l'unico ad essere a piedi scalzi (torna la simbologia inglese dell'uomo pronto per la sepoltura: abito scuro e senza scarpe; aggiungiamo anche il particolare che ha gli occhi chiusi). Mentre tutti hanno lo stesso passo (gamba sinistra avanti), lui ha un passo diverso (ha davanti la gamba destra). Il particolare più interessante è che ha una sigaretta in mano: nella destra, lui che era mancino. Secondo molti la foto sarebbe la rappresentazione di un funerale con John come officiante, George che deve scavare la fossa, Ringo che porta la bara e, ovviamente Paul, nella parte del morto. Guardando un po' più attentamente sulla sinistra, alle spalle dei Fab Four, c'è un maggiolino targato LMW28IF. LMW secondo molti sarebbe l'acronimo di Linda McCartney weeps (Linda McCartney piange) o Linda McCartney widowed (Linda McCartney è diventata vedova). 28 IF (tradotto suona come 28 SE) indicherebbe che McCartney avrebbe avuto 28 anni SE non fosse morto. Curiosamente lo stesso McCartney più di vent'anni dopo ironizzò su questa cosa nella copertina dell'album McCartney is alive. Si fece fotografare mentre attraversava quelle stesse strisce pedonali con, alle sue spalle, un maggiolino identico a quello dell'album del '69, ma questa volta targato 51 IS (come a dire: Paul HA 51 anni).
L'anno successivo, il 1970, è quello dell'ultimo album dei Beatles, Let it be, uscito quando il gruppo era ormai solo un ricordo. Sulla copertina ci sono quattro foto, una per ogni componente della band: tutte hanno lo sfondo bianco, tranne quella che ritrae Paul, che ha lo sfondo rosso sangue.
Questi sono i più grossi indizi disseminati nella discografia dei Beatles, molti altri ancora se ne conoscono e molti probabilmente sono ancora da identificare. Non sappiamo se la morte di McCartney sia accaduta realmente o sia semplicemente un gioco che si divertivano a fare Lennon e soci. Sta di fatto che questa leggenda va a sommarsi alle molte altre che riguardano i Fab Four, come quella di una presunta tournee in Unione Sovietica, in piena guerra fredda (ricordata fra l'altro nella prima canzone del White album, Back in the USSR) o la leggenda che vuole che i quattro abbiano continuato a suonare insieme anche dopo il '70, sotto il nome di Klaatu (il cui terzo ed ultimo album, Endangered Species è uscito solo pochi mesi prima dell'assassinio di John Lennon), un misterioso gruppo che nessuno vide mai (niente concerti, niente interviste, album senza foto) che, con voci contraffatte e distorte, suonava armonie molto simili a quelle dei Beatles. Questo giustificherebbe anche i misteriosi e frequenti incontri che ebbero McCartney e Lennon in quegli anni.