chi sono dionigi, rustico ed eleuterio?

Chi entrasse nella basilica di Sant'Eustorgio (in corso di Porta Ticinese, a pochi passi dai Navigli) e ne percorresse tutto il lato destro, avrebbe, in fondo alla navata, una stupefacente sorpresa: un'enorme urna in pietra di epoca romana con inciso in chiare lettere sepolcrum trium magorum sotto ad una stella a otto punte. Ebbene sì. Quello a cui si troverebbe davanti questo ignoto visitatore è proprio la tomba dei Re Magi.
«Nato Gesù in Betlemme di Giudea al tempo del re Erode ecco che i magi venuti dall'Oriente giunsero a Gerusalemme: "Dov'è il re dei giudei che è nato? Poiché abbiamo veduto la sua stella in Oriente, e siamo venuti ad adorarlo" [...] I magi, udito il re, se ne partirono: ed ecco la stella, che avevano veduto in Oriente, andar loro innanzi, finché venne a fermarsi sopra il luogo dove era il Bambino. Vedendo la stella provarono una grandissima gioia. Ed entrati nella casa, videro il Bambino con Maria Sua Madre, e prostratisi Lo adorarono; aperti poi i loro scrigni, gli offrirono in dono oro, incenso e mirra». Così scrive Matteo nel 50 d.C. Queste sono le uniche informazioni che i Vangeli ci danno dei Re Magi. Secondo fonti successive, i tre Magi furono consacrati dall'apostolo Tommaso e inviati come missionari in India o forse in Persia dove morirono da martiri.
Fu Elena, madre dell'imperatore Costantino (quello dell'editto che permise la libertà di culto ai cristiani, conosciuto come editto di Costantino o anche editto di Milano), a trovare le spoglie mortali dei Magi durante il viaggio a Gerusalemme in cui ritrovò anche la croce e i chiodi della crocifissione, la spugna imbevuta d'aceto e una parte della corona di spine (un altro di questi miracolosi oggetti è conservato a Milano, lo trovate nel capitolo dedicato a Sant'Ambrogio).
Doveva essere circa il 325 d.C. quando Costantino fece dono a Milano delle spoglie dei Magi tramite il vescovo Eustorgio, che si era recato a Costantinopoli per ricevere l'investitura ufficiale da parte dell'imperatore. Eustorgio fece costruire il sarcofago che ancora oggi vediamo nella basilica che da lui prese il nome, lo caricò su un carro trainato da due buoi e partì per tornare a Milano.
Il viaggio fu lungo, estenuante e non privo di pericoli. Un lupo assalì il carro e sbranò uno dei due buoi. Eustorgio per continuare la spedizione ammansì la fiera selvatica e la legò al giogo a tirare il carro con il bue rimasto.
In vista di Milano l'incedere delle due bestie si fece sempre più faticoso e lungo l'attuale corso di Porta Ticinese, poco lontano dall'ingresso della città, il carico sembrava essersi fatto così pesante che gli animali non riuscivano più a spostare il carro. Eustorgio ci mise poco a interpretarlo come un segno divino e fece fondare una chiesa suburbana che avrebbe ospitato le sacre reliquie. Quella stessa chiesa, alla morte del vescovo, nel 355 d.C., ne accolse le spoglie e ne prese il nome.
L'arca di pietra aveva finalmente una collocazione e i Re Magi, conosciuti in tutta Europa con una ampia varietà di nomi (Gaspare, Melchiorre e Baldassarre; Caspar, Melchior e Balthasar; ma anche Melkon, Gaspar e Balthasar; Bithisarea, Melchior e Gathaspa; Melcisar, Belcisar e Hiespar; Appelus, Amerus e Damasius; Galgalath, Malgalath e Sarachim), aggiunsero anche i soprannomi con cui i milanesi li chiamavano: Dionigi, Rustico ed Eleuterio.
Le reliquie dei Magi restarono più o meno dimenticate in Sant'Eustorgio fino al 1158 quando si decise di traslarle nella chiesa di San Giorgio, nella centrale via Torino, per poterle meglio proteggere.
Ma i milanesi poterono proteggerle per poco. Nel 1162 le difese della città crollarono sotto i colpi implacabili dell'invasore Federico Barbarossa. Milano fu conquistata e distrutta. E le spoglie dei Magi presero la via del nord.
L'arcivescovo di Colonia Rinaldo di Dassel, volle per sé le spoglie di Dionigi, Rustico ed Eleuterio, convincendo il Barbarossa che i milanesi non erano degni di possederle. Rinaldo stava cercando di trasformare Colonia in un nuovo grande centro di pellegrinaggio e quelle spoglie facevano proprio al caso suo. Secondo un cronista dell'epoca al momento della transazione i corpi dei Magi erano ancora integri, con pelle e capelli ben curati e dimostravano un'età apparente di 15, 30 e 60 anni.
A Colonia le reliquie furono collocate nella chiesa di San Pietro, in un arca d'argento dorato in cui tuttora riposano. I milanesi per secoli tentarono di avere indietro il maltolto. Unica misera consolazione, nel 1904, quando il cardinal Ferrari, arcivescovo di Milano, riuscì ad avere alcuni frammenti delle spoglie (due fibule, una tibia e una vertebra), che fece collocare solennemente in un'urna di bronzo che fu appesa al muro accanto al sacello vuoto dei Re Magi.
A Milano il culto dei Magi restò comunque vivo. Testimonianze dell'epoca attestano che già nel 1336 si svolgeva un corteo dei Magi che nel giorno dell'Epifania attraversava la città facendo tappa in San Lorenzo e in Sant'Eustorgio. Il corteo era composto da figuranti in costume e animali esotici di ogni genere. Ancora oggi (usanza ripresa nel 1962) ogni anno, il 6 gennaio, in tarda mattinata, da piazza del Duomo, i tre Magi partono alla volta di Sant'Eustorgio, seguiti dal loro corteo. La banda, i pastori, le dame in costume, i ragazzi a cavallo seguono i tre Re lungo via Torino e poi in corso di Porta Ticinese fino alla basilica di San Lorenzo. Qui, dopo la benedizione del parroco, riprendono la processione, accompagnati anche da Erode e dalla sua schiera di soldati. La sfilata prosegue fino a Sant'Eustorgio dove i Magi attraversano le ali del corteo e arrivano a portare i loro doni alla capanna di Giuseppe e Maria, allestita sopra un palco. Come di consueto, il Cardinale, al termine della rappresentazione dell'Adorazione, dopo la benedizione ai Magi, tiene un discorso sull'anno appena finito e sui propositi futuri.
Un'ultima curiosità: secondo una leggenda, prima della capitolazione della città, i milanesi riuscirono a sostituire le reliquie e il Barbarossa trafugò solo dei falsi. Le vere spoglie dei Re Magi riposano ancora a Milano, custodite in un luogo segreto.