perchè con 24 finisce un'epoca?

Ci troviamo in un mondo nuovo. E in questo nuovo mondo Jack Bauer non c'è più.
Ebbene sì, l'emittente statunitense Fox ha annunciato che il 24 maggio 2010, con la messa in onda dell'ultimo episodio dell'ottava stagione, la parabola di Jack Bauer e della serie televisiva 24 terminerà per sempre.
24 cominciò la sua messa in onda in un mondo diverso da quello in cui ci troviamo ora. Era l'inizio di novembre del 2001 (da noi sarebbe arrivata solo un anno dopo grazie all'emittente a pagamento Tele +). Al vertice della piramide, assiso sul suo trono dorato si trovava un certo George W. Bush. Gli Stati Uniti, e non solo loro, avevano ancora gli occhi lividi e gonfi per le immagini di aerei pieni di passeggeri che si schiantavano contro torri di acciaio e vetro. Hollywood aveva bloccato molte delle sue produzioni, colpevoli di toccare la sensibilità scossa dagli attentati con argomenti troppo simili. Addirittura un cartone animato della Disney, Lilo & Stitch, era stato modificato, prima dell'uscita nelle sale, perché nell'ultima scena i protagonisti rubavano un Boeing 747 e volavano facendo il pelo ai grattacieli di Honolulu. Tutto questo non dissuase la Fox, del magnate conservatore Rupert Murdoch, dal mandare in onda, a nemmeno due mesi dal tragico evento, una serie che parlava proprio e solo di terrorismo.
Nel mondo realistico di 24 Jack Bauer, energicamente interpretato da Kiefer Sutherland, è un agente del CTU (Counter Terrorist Unit), un'immaginaria unità anti-terrorismo con sede a Los Angeles. Nonostante l'argomento trattato fosse così vicino a quanto era stato trasmesso da tutti i telegiornali del mondo a settembre, la serie ebbe un successo insperato e travolgente.
Il merito va ascritto indubbiamente alla qualità filmica che contraddistingue il telefilm, termine che poche volte come in questo caso pare tanto riduttivo. Anzitutto l'espediente del real time, non nuovo, ma certamente mai approfondito fino a questo livello. Ogni episodio copre esattamente un'ora della vita del personaggio (gli episodi durano 45 minuti, ma con le interruzioni pubblicitarie della tv americana arrivano giusto a un'ora) e ogni serie (superfluo dirlo, composta da 24 episodi) racconta la giornata di Jack Bauer che ha ventiquattro ore per sventare un certo attacco terroristico che metterebbe il paese in ginocchio.
Le sceneggiature ad alta tensione, accompagnate da una regia sicura e pulita che fa un ampio uso dello split screen (lo schermo separato in diverse sezioni, per seguire le vicende di più personaggi nello stesso tempo), tanto da trasformarlo in cifra stilistica in grado di far immediatamente identificare il telefilm, portano 24 a essere una delle serie televisive più seguite di tutti i tempi, introducendo nella casse della Fox quello che potremmo senza dubbio definire un bel mucchio di quattrini.
Ma forse il successo di Jack Bauer e soci non è solo da imputare alle capacità tecniche e artistiche di chi lo ha realizzato. Gli Stati Uniti in quel particolare momento della loro storia avevano bisogno di essere rassicurati, avevano bisogno di vedere che c'era un Jack Bauer da qualche parte che impediva il ripetersi di quanto accaduto a New York e Washington. E Jack Bauer, nei 192 episodi della serie, lo fa egregiamente fermando chi vuole insidiare la vita dei politici, chi prepara attentati con armi nucleari, chi immette nell'atmosfera virus letali e chi vuole compiere attacchi suicidi. Insomma, Rambo in confronto è un poppante.
Ma, lo si sa, c'è sempre un rovescio della medaglia. E questo rovescio è che l'indomito Jack, per garantire i sonni tranquilli di milioni di americani, deve svuotare interi caricatori ad ogni nuovo episodio lasciando alle sue spalle una scia di sangue e morti praticamente interminabile. E, cosa forse ancora più esecrabile, deve spesso e volentieri ricorrere alla tortura per far parlare figuri loschi e reticenti.
Sostanzialmente gli Stati Uniti possono essere difesi, ma per farlo è necessario violare ogni genere di convenzione internazionale. Insomma quel Bush di cui parlavamo prima si era trovato un bel braccio armato su cui fare conto. E questo piaceva. Grazie alle proprietà catartiche che solo i film di qualità sanno avere, gli spettatori inconsciamente si vendicavano di quelli che avevano generato quelle immagini di orrore ancora così presenti.
Ovviamente Bauer nello sviluppo della serie non si dimostrava proprio un campione del politically correct, se anche la regina Rania di Giordania, per quanto per scherzo, elencando i motivi che l'avevano spinta ad aprire un suo canale personale su You Tube disse «perché ciò che sapete sugli arabi non dovrebbe provenire solo da Jack Bauer».
Come prevedibile i liberal insorsero. Fra di loro, curioso farlo notare, anche Donald Sutherland, ben più famoso attore, padre dello scapestrato Kiefer. Eppure, nonostante l'onda lunga delle polemiche, gli ascolti restarono a livelli record e, negli anni, la serie raccolse 11 Emmy Awards e 2 Golden Globe.
Ma il mondo stava cambiando, lo abbiamo già detto. La storia avanzava con il suo passo cadenzato e una guerra veniva combattuta in un paese lontano, un dittatore logoro e sporco stanato e portato al patibolo, mentre più di quattromila giovani morivano all'ombra di una bandiera a stelle e strisce, in nome di una libertà che non si trovò da nessuna parte.
Negli occhi degli spettatori, alle immagine drammatiche delle torri che crollano avvolte in nuvole di polvere e fiamme, se ne erano aggiunte altre, meno cruente ma altrettanto significative. Missili intelligenti come soubrette televisive che disintegravano ignari villagi nel deserto, uomini con tute arancione e cappucci neri deportati in prigioni che sembravano zoo, foto ricordo di militari che giocavano con le loro vittime come fossero delle bambole.
E in questo nuovo mondo, per volere di più della metà della sua popolazione, Bush fu costretto a cedere il suo scranno a un uomo nuovo: Barack Obama il suo nome; nero il colore della sua pelle.
E questo punto merita l'apertura di una parentesi. Nella prima serie di 24, quella andata in onda a partire dal 2001, l'azione si svolge il giorno dei caucus (le elezioni primarie) presidenziali dello stato della California. Bauer scopre che un criminale serbo sta pianificando un attentato alla vita di uno dei candidati alle primarie, David Palmer. Palmer è indicato come il primo candidato afro americano ad avere buone probabilità di diventare presidente degli Stati Uniti. E, particolare più inquietante, somiglia in maniera impressionante a Obama. Alla fine delle ventiquattro ore l'attentato è sventato e Palmer può presentarsi alla corsa per la presidenza. Nelle finzione scenica delle serie successive Palmer sarà il primo presidente afro americano della storia e resterà in carica fino alla quarta serie, quando sarà ucciso dal colpo di fucile di un cecchino solitario (il tutto ricorda un altra tragedia americana di una soleggiata mattina a Dallas) per essere poi sostituito alla guida del paese dal fratello Wayne. Diversi sociologi statunitensi sostengono che proprio l'abitudine ad un presidente di colore in una serie seguita come 24, ha spianato la strada verso l'accettazione di quello che stava già succedendo: l'elezione di Barack Obama.
Il mondo era ormai diverso, un uomo nuovo prometteva che le cose sarebbero cambiate. E anche 24 provò a stare al passo con questi cambiamenti. Alla ricerca di una sorta di redenzione. La settima serie vide lo smantellamento del CTU a causa di azioni poco chiare agli occhi del governo (la tortura ovviamente). Mentre il nostro Bauer andava in Ruanda (anche se nella serie il paese ha un altro nome) a salvare i bambini di un orfanotrofio. Ma questo non fu sufficiente a far cessare l'inesorabile calo degli ascolti che stava ormai ammorbando 24. Gli Stati Uniti non volevano più essere difesi dai terroristi con i metodi di Bauer. La vita vera gli aveva già sufficientemente insegnato che era un prezzo troppo alto da pagare. Quello che desideravano era il ritorno a casa dei loro figli da una guerra ingiusta e la chiusura di posti come Guantanamo.
La Fox all'apertura dell'ottava stagione si rese conto che la cifra per continuare a mantenere la serie era troppo alta da pagare (il solo compenso di Sutherland era lievitato fino alla ragguardevole cifra di 550 mila dollari a episodio). E così si giunse alla fatidica decisione. Il mondo nuovo che si sta ancora costruendo sotto i nostri occhi non ha più bisogno (posto che un bisogno reale ci sia mai stato) di un Jack Bauer a vegliare sui nostri sonni.
Voci di corridoio affermano insistentemente che comunque si è già al lavoro su una sceneggiatura cinematografica ispirata alla serie 24, che con ogni probabilità sarà ambientata in Europa. Ma ormai il mondo è cambiato. Siamo certi che sarà un mondo migliore. Eppure un pochino Jack Bauer ci mancherà.